3.6 Fronte in città

I bombardamenti aerei su larga scala rappresentano la più drammatica novità del secondo conflitto mondiale. Le popolazioni civili, e in primo luogo quelle dei maggiori centri urbani, diventano il bersaglio di incursioni condotte con crescente precisione.

I bombardamenti sulle città italiane iniziano l’11 giugno 1940, circa 24 ore dopo la dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, mentre le ultime bombe cadono all’inizio di maggio 1945 sulle truppe tedesche in ritirata verso il Brennero. Dall’ottobre 1942 fino all’armistizio del settembre 1943, la Raf (aviazione britannica) bombarda a tappeto il nord Italia, per attaccare al tempo stesso le zone industriali e quello che viene definito “il morale” delle popolazioni civili. Particolarmente colpito il centro Italia, che si trova tra la linea Gustav e la linea gotica tra l’autunno del 1943 e l’estate del 1944.

Imola

Dal 1943 al 1945 la città è occupata dai tedeschi e la guerra entra prepotentemente nella vita degli imolesi: le forze alleate anglo-americane (1), bombardano e cannoneggiano strade, ponti e snodi ferroviari, distruggendo case, mettendo in fuga intere famiglie e provocando la morte di molti civili.

Imola viene bombardata per la prima volta il 13 maggio 1944. Da questa data fino all’aprile del 1945 si verificano 150 incursioni aeree che sganciano 1.700 bombe, di cui 200 incendiarie. Sotto questa pioggia di fuoco muoiono 218 persone e 400 rimangono ferite (2).

A difesa delle incursioni aeree vengono allestiti dal Comune rifugi anticrollo (3) in diversi punti della città: sono costruiti in mattoni, interrati con soprastrato di terra e muniti di sfiatatoi (4, 5).

Alla fame, al freddo e alle privazioni si aggiunge la necessità di convivere con la paura e con la morte. È difficile sottrarsi alle delazioni che tedeschi e fascisti premiano con soldi e sale (6). I tedeschi, se colpiti, sono inflessibili e rispondono con rappresaglie. I fascisti cercano di individuare i loro nemici clandestini e prendono ostaggi e vittime fra i familiari o incolpevoli civili. Vige inoltre un rigido coprifuoco con pochissime deroghe concesse dai tedeschi dietro il rilascio di un permesso (7).

Nella Rocca sforzesca dal 1943 al 1945 oltre 220 uomini e donne vengono incarcerati e subiscono maltrattamenti e torture. Dalla rocca alcuni vengono inviati al carcere di Bologna e poi ai campi di concentramento del Terzo Reich. La loro custodia è effettuata congiuntamente da Ss tedesche e dalla “brigata nera” fascista.

3.5 Resistenza dell’esercito italiano

4. Deportazione