3.1 Dichiarazione di guerra

La guerra scoppiata in Europa nell’estate del 1939 mette in difficoltà il governo fascista, stretto tra il “patto d’acciaio” con Hitler e la consapevolezza dell’impreparazione militare italiana. La “non belligeranza” dell’Italia volge al termine nella primavera del 1940: il 31 marzo Mussolini sottolinea i rischi di discredito e perdita di potenza insiti in una scelta definitiva di neutralità; contemporaneamente avanza l’idea di una guerra parallela e autonoma rispetto agli alleati tedeschi. È il preambolo dell’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno dello stesso anno (1).

Imola

Convocati in piazza il pomeriggio del 10 giugno 1940, gli imolesi accorrono ad ascoltare dagli altoparlanti il discorso del “duce” andato in onda alla radio alle ore 18 (2, AUDIO). Ci sono anche studenti, chi in abiti civili, chi nelle divise delle organizzazioni giovanili del regime. Il “duce” annuncia che l’Italia entra in guerra contro Gran Bretagna e Francia.

Quella giornata nei ricordi di due imolesi allora adolescenti:

“Lunedì 10 giugno. Sei di sera. È stata preannunciata fin dal mattino la convocazione del popolo fascista di tutta Italia. A Imola, in piazza Vittorio Emanuele II, ci sono anch’io. Non sono in divisa. Non sono inquadrato. Non ricordo il perché di questa trasgressione, forse la prima. Mi trovo sotto il portico Sersanti, davanti all’entrata del circolo. […] La piazza è piena. Diciamo moderatamente piena. C’è solo un diradamento di folla, quasi un buco, nell’angolo davanti alla chiesa del Suffragio […]” (Aureliano Bassani, 16 anni).

“Richiamata dal passaggio di una squadra di balilla tamburini, vado in piazza dopo aver indossato, di nascosto da mio padre, la divisa da giovane italiana. Quando il discorso del duce finì, tornai a casa, mi tolsi la divisa e in quel momento mia madre (che aveva ascoltato la radio dalla vicina) scese e vidi che piangeva. Poi vennero tutte le vicine, e si misero nel pianerottolo a commentare e a piangere, e la vicina di sopra, che si chiamava Maria, piangeva più di tutte perché aveva tre figli sotto le armi, e per lei era un’ansia immediata che provava: I nostri figli, dove ce li manderanno, dove ce li faranno morire?” (Rosa Maiolani, 13 anni).

3 Seconda Guerra Mondiale

3.2 Primi anni di guerra