5.6 Guerra civile: pozzo Becca e violenze del dopoguerra

La guerra civile, combattuta tra i partigiani e gli aderenti della Repubblica di Salò, è l’atto conclusivo di un periodo quasi trentennale che ha visto le violenze del 1919-22, l’affermazione del totalitarismo fascista, i drammi del conflitto mondiale, l’occupazione militare tedesca. Gli esiti sono drammatici.

Nel corso del 1945-46 i principali partiti politici riportano i partigiani più violenti nell’ambito della legalità. Alcuni vengono arrestati per le azioni militari compiute nei venti mesi di guerra: nessuno è condannato. L’amnistia del 22 giugno 1946 del ministro Palmiro Togliatti e l’azione della Corte di cassazione fa scarcerare la maggior parte dei fascisti responsabili di crimini di guerra. Sono insabbiate le indagini di alcune delle stragi compiute dai nazisti in ritirata, tra queste l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, l’eccidio delle Fosse Ardeatine, l’eccidio di Monte Sole (Marzabotto) e, nel nostro territorio, quello del podere “La Rossa” e “Pozzo Becca”.

Imola

Il 12 aprile 1945, due giorni prima della liberazione, le brigate nere di Imola e un reparto di Ss, prima di abbandonare la città, prelevano numerosi prigionieri dalle carceri della Rocca e ne uccidono 16. I corpi sono trovati orrendamente mutilati all’interno di un pozzo dell’azienda ortofrutticola Becca il 15 aprile (1, 2).

I colpevoli di questo orrendo eccidio sono identificati e, il 27 maggio 1945, sono trasferiti a Imola da Verona insieme ad altri membri delle brigate nere. Il camion che trasporta i 16 militi della Rsi è avvistato da alcune persone. Si diffonde la notizia e una folla inferocita blocca l’autocarro in via Aldrovandi. Nonostante gli imputati siano scortati, la rabbia è tale che solo quattro scampano all’omicidio.

5.5 Liberazione

6 Dopoguerra