4.3 Lavoro coatto

Il reclutamento forzato della manodopera italiana da parte dell’esercito tedesco con la complicità dei fascisti comincia dopo l’8 settembre 1943 con lo scopo di sostituire i lavoratori tedeschi reclutati per le forze armate. La deportazione di civili si inasprisce nel luglio 1944, quando il comando supremo della Wehrmacht emana l’ordine di rastrellamento dell’intera popolazione maschile adulta, non più in età di leva, residente sull’Appennino tosco-emiliano per essere impiegata in Italia o nel territorio del Reich. Le operazioni di rastrellamento hanno anche lo scopo di indebolire eventuali protezioni e appoggi dati dagli abitanti del territorio ai partigiani.

Imola

210 sono i lavoratori rastrellati nel territorio imolese, di cui due sole donne, deportati nei campi di lavoro o nelle fabbriche della Germania nazista. 14 sono le vittime.

Tra i numerosi casi di invio coatto in Germania a seguito di rastrellamenti alcuni vedono il coinvolgimento di decine di persone:

  • 27 maggio 1944: a Castel del Rio sono convocati nella sede della guardia nazionale repubblicana decine di uomini poi trasferiti a Prato ed in seguito in Austria o in Germania a lavorare (1)
  • 9 ottobre 1944: a Sesto Imolese e nei territori limitrofi vengono rastrellate decine di persone colpevoli di aver partecipato al “comizio” clandestino di Ezio Serantoni quasi un mese prima (2)
  • 14 ottobre 1944: a Imola decine di persone sono deportate oltralpe per aver manifestato contro l’asportazione dei macchinari dallo stabilimento della Cogne per essere inviati in Germania (3)

4.2 Deportazione politica

5 Resistenza